martedì 10 gennaio 2012

Cimitero dei feti, l’ultima macabra follia dei paladini della “vita”


L’ inizio dell’ anno è pessimo come la fine del precedente. Non starò a fare una rassegna, in questo primo intervento del 2012: i lettori sono a conoscenza quanto me della situazione del Paese, dell’ Europa, e di larga parte del resto del mondo.
Ma torno alla nostra Italia, e mi fermo sulla capitale, dove un delitto terribile è stato consumato, nel corso di un tentativo di rapina, ai danni di una famiglia di immigrati cinesi: una bimba di pochi mesi, trucidata con suo padre. 
 Alla tv, vedo il volto contrito della vicesindaco, la signora Sveva Belviso, che dice parole accorate, di circostanza, in linea con il recitato, minaccioso “sdegno”, del suo capo Alemanno, il quale, va ricordato, al governo della città giunse dopo una campagna elettorale giocata tutta sul traffico e sulla sicurezza: e i risultati si sono visti, nei due ambiti.

Ebbene, la stessa Giunta capitolina, in particolare per bocca della bionda signora Sveva, ha inaugurato un macabro e inquietante cimitero per feti. Sì per feti, avete letto bene. E attenzione, non per tutti, ma solo per i feti frutto di aborti spontanei o terapeutici, viene precisato dall’autorità: giacché gli altri, quelli delle reprobe che hanno proceduto alla interruzione volontaria della gravidanza, gli altri non hanno titolo a essere dichiarati “angeli” (così si chiama il luogo, ornato di cippi, fioriere, statue: un bell’investimento, trattandosi di un’area attrezzata di 600 metri, all’interno del cimitero del Laurentino). Gli uni sono gratificati con nobili appellativi: sono i figli che il Cielo (o il Fato?) ha chiamato a sé prima che aprissero gli occhi, sono i bimbi non nati, sono, addirittura, appunto, “gli angeli”; gli altri restano materiale organico, deiezioni di donne assassine, come tra le compassionevoli schiere del sedicente “Movimento per la vita” vengono bollate le donne che hanno abortito; dunque non meritevoli d’altro esito che quello ovvio dei rifiuti speciali di ospedale.
La legge 194 (e l’umana pietas) vale poco, in questi ambienti cattolicissimi, e questa bella gente sta solo aspettando, passo dopo passo, di cancellarla; e dunque si porta avanti col lavoro, anche solo sul piano della propaganda. In molti ospedali o reparti ginecologici d’Italia bande di facinorosi, d’ambo i sessi, vanno a distribuire volantini di insulti, esercitano intimidazioni e talora violenze verso le donne che si apprestano a una IVG, o l’hanno appena praticata; bande incoraggiate dalle giunte di destra, al potere nelle città, e specie nelle regioni (competenti per la sanità).
In questo clima persecutorio, che inneggia alla vita ma esercita violenza, ed è in realtà un vero partito di morte, che si batte addirittura contro la ricerca scientifica che possa evitare sofferenze, o asseconda i pontefici nelle loro assurde e vergognose battaglie contro il preservativo, un partito che cerca in ogni modo di limitare la libertà della persona, sia nel suo diritto a rifiutar le cure, sia in quello a rinunciare a una gravidanza non voluta, per le più diverse ragioni, in nome dei pretesi “diritti” del “nascituro”, quando la medicina e la legge sono concordi nel negare al feto qualsiasi carattere di “persona”, si è collocata dunque la grottesca, e insieme penosa (ma tutt’altro che pietosa) iniziativa romana.
Essa, peraltro, ha avuto dei precedenti; a Milano, il pio Formigoni, quello noto per togliere fondi alla sanità pubblica in Lombardia per concederli generosamente a quell’insieme maleodorante della “sanità” privata, che ha toccato il suo vertice con la premiata associazione a delinquere di Don Verzè; il pio (e casto) presidente (a vita?) della Regione più grande e ricca d’Italia, ha addirittura a suo tempo lanciato l’idea di un degno funerale per i “bambini non nati”, pare poi abbandonata, forse perché qualcuno, magari addirittura un sacerdote di buon senso, gli ha fatto notare quanto fosse orribile e insieme stolta quell’idea.
Ora a Roma, ci informa la Belviso, le donne perbene potranno tirare un sospiro di sollievo: se dovesse capitar loro che la loro gravidanza si interrompa, per cause naturali, o siano costrette a procedere a un aborto per ragioni terapeutiche, avranno diritto a onoranze funebri, che saranno fornite già nell’ospedale, dove è avvenuta l’interruzione della gravidanza, e l’organizzazione predisposta dal Comune baderà a raccogliere i resti e provvedere alla sepoltura nel nuovo “giardino degli angeli”. E le altre? Le altre si sentano le “assassine” che sono e si contentino di non finire in gattabuia.
Bene, davanti a questa grottesca rappresentazione di pessimo gusto, mentre non si può che constatare quanto le donne, la loro autonomia e il loro diritto alla scelta vengono vilipesi, insieme alla loro dignità, vorrei ricordare agli Alemanno e ai Formigoni, che se vogliono testimoniare il loro interesse positivo all’infanzia, dovrebbero realizzare asili, scuole, nidi, strutture formative e ricreative, con personale specializzato in sociopedagogia, in psicologia infantile, in terapie ludiche, e quant’altro. Ma se si comportassero così sarebbero degli amministratori, e non dei figuri ai quali non può che andare il nostro disprezzo, nell’attesa che sloggino al più presto dai loro posti di dominio e di comando, ma non di egemonia e di direzione (e c’è una bella differenza).
Angelo d’Orsi