mercoledì 11 gennaio 2012

CHIESA CATTOLICA E OMOSESSUALITÀ. LETTERA SU UN FATTO INCRESCIOSO IN UN SEMINARIO DIOCESANO

tratto da: Ildialogo.org
Gentile direttore,
mi pare doveroso scriverLe perché venga messo in evidenza un fatto che, come altri dello stesso genere, viene sottaciuto e sul quale vige ancor oggi un certo tabù. Il fatto in se stesso si riassume rapidamente: qualche giorno prima di Natale, due seminaristi, in un seminario del nord Italia, sono stati cacciati dal rettore per essere stati scoperti in atteggiamenti affettuosi. Cacciarli prima di Natale ha evidentemente aiutato a dissimulare l’ accaduto in primis agli stessi compagni di seminario ai quali si potrà raccontare la pia frottola 
che i due si sono ritirati spontaneamente.
La notizia, filtrata rapidamente nonostante il silenzio omertoso, mi è stata riferita da un chierico assai affidabile e attendibile.
In quello stesso seminario, qualche decennio fa, davanti ad un caso del genere il rettore sottoponeva i due malcapitati ad alcune visite psicanalitiche (probabilmente per vedere se c’erano dei problemi d’equilibrio mentale) e se risultava che i due erano psicologicamente normali (come di fatto accadeva) venivano reintegrati, pur rimanendo in osservazione quali esseri potenzialmente pericolosi.
Il fatto si può prestare alla condanna dei soliti benpensanti: “Hanno infranto le regole e quindi devono essere puniti!”. Costoro, come tutti quelli che esaminano queste situazioni dando mostra di falso scandalo, non capiscono altro se non ciò che immediatamente appare. Sono come turaccioli che navigano in superficie ed è loro impossibile fare altrimenti.

Ho raccontato il caso a qualche sacerdote sensibile a queste situazioni. Mi è stato risposto che le mie analisi coglievano il nodo del problema: quando due ragazzi giungono a questo punto (che lo si giustifichi o meno) può essere segno che, in sintesi, non hanno avuto chi sapeva star loro vicino, l’istituzione non è riuscita ad ottenere tutta la loro fiducia, fino a giungere a conoscenza delle loro ansie più nascoste per lenirle. Molto probabilmente non era in grado di poterlo fare. Così, solitudine e smarrimento finiscono per farsi strada, acuendo il bisogno d’affetto, di comprensione e d’amore. Una cosa è certa: le molte attività seminariali non riusciranno mai a riempire il vuoto affettivo d’una persona. Perciò basta intravvederne la possibilità, e l’affetto può essere coltivato in qualsiasi situazione ci si trova con chi se ne renda disponibile. Cogliere affetto e amore, oltre che ad essere una peculiarità normale dell’essere umano, è certamente il punto d’arrivo d’un lungo percorso nel quale il contesto è tutt’altro che estraneo e può intensificarne il bisogno. A quel punto, se esiste un latente orientamento omosessuale, questo affiora senza chiedere permesso a nessuno, tanto più che il seminarista vive in un ambiente esclusivamente maschile (ricordo, a tal proposito, la confessione d’un seminarista che mi narrava d’essersi scoperto omosessuale solo in seminario). La condanna senza revoche d’un ventenne, sorpreso in fatti del genere, indica uno scarico di responsabilità da parte dei capi i quali gettano comodamente sul reietto la colpa d’essersi semplicemente “comportato male”. Come se tutto potesse dipendere solo e unicamente da lui!
Si è molte volte detto che il mondo affettivo rappresenta un grosso problema per il clero e lo si vede sin dagli inizi, nel seminario: il clero non lo sa gestire adeguatamente, lo teme, lo castra o lo affronta in modo tale da formarsi una doppia personalità: una ufficiale, richiesta dall’istituzione ecclesiastica; un’altra privata nella quale ci si può permette tutto o quasi fino a sconfinare in alcuni casi patologici.
In queste istituzioni, dei ragazzi ventenni sono di fatto lasciati soli nell’affrontare il loro mondo affettivo, il quale molte volte ha dinamiche così complesse da superare la loro stessa possibilità di comprensione. A quell’età possono esserne travolti da un giorno all’altro senz’averlo minimamente previsto. Non meno di tanti altri ventenni, essi si scontrano con la loro possibile ingenuità, con una certa irresponsabilità, ammettiamo pure con un poco d’immaturità personale. Sicuramente sentono tutta l’irruenza e la prepotenza ormonale della gioventù. E dopo tutto questo, possono mai essere considerati al riparo da certi “rischi”, protetti per il fatto di vivere in un’istituzione “sacra”, “vaccinati” da tutto il male del mondo solo perché si prega, si fanno lezioni di teologia e c’è qualche ritiro spirituale? Possono mai essere considerati pesantemente colpevoli per non aver aderito ad una regola che li avrebbe sollevati da ogni problema?
In breve, io penso che queste situazioni, che un tempo erano definite “amicizie particolari”, sono sempre determinate anche da un sistema educativo che mostra crepe e carenze: una novena al sacro Cuore o un rosario possono mai essere l’unica “cura” e metodo adeguato per affrontare e spegnere l’emergere prepotente della sessualità?
Il fatto tragico consiste nel non voler vedere queste cose nella loro complessità ed è oramai invalso lo stile di liberarsi immediatamente del problema quand’esso si presenta nei seminari per non macchiare il “buon nome” dell’istituzione e di chi la dirige. Ci si libera del prodotto ma non di parte dei presupposti che lo hanno determinato e così, questione di tempo, si ripresenteranno altri casi analoghi! Il ripetersi del fenomeno non fa mai fare una seria autocritica, men che meno oggi al punto da determinare una vera e propria “caccia alle streghe”. Tutto ciò è quanto meno ridicolo.
Non mi meraviglia se poi questi esseri scaricati rinforzeranno le file degli anticlericali. Davanti a chi solleva queste problematiche temo che la risposta sarà la solita: “Si perseguita la Chiesa”.
Ovviamente ci sarà sempre qualcuno che in Italia ci crederà. In Italia ancora molti credono a colui che fa la voce più grossa, magari scomodando Dio. Ma la realtà, spesso, è sempre da un’altra parte e non viene totalmente colta. Chi lo segnala si sente sempre di più come il profeta di evangelica memoria che gridava nel deserto…
Lettera Firmata
L'autore di questa lettera, che noi conosciamo, ci ha chiesto l'anonimato per non mettere a rischio la sua fonte di informazione e, visto i tempi che corrono all'interno della chiesa cattolica, abbiamo aderito alla sua richiesta.